La creazione di un prodotto musicale: il mastering
Il processo che porta alla realizzazione di un pezzo musicale si caratterizza di quattro fasi che vengono sviluppate all’interno di uno studio di registrazione. La prima è la composizione, nel quale nasce il brano, poi viene la registrazione dello stesso, nello studio di incisione, e la prima forma di trasformazione e adattamento con il missaggio. La quarta fase, quella finale è definita mastering. Il termine sta a indicare una serie di interventi sulla traccia audio effettuati in uno studio apposito e da un tecnico del suono dal quale uscirà l’audio “master” che sarà alla base di tutte le copie per i diversi supporti.
La sua evoluzione negli anni
Esperienze e prove del suono
La storia che porta all’evoluzione del mastering è una combinazione di prove e di esperienze che hanno condotto alla creazione di una vera e propria ingegneria del suono finalizzata ad adattare nell’era moderna una traccia a qualunque tipo di supporto. Di seguito andremo a percorrere passo dopo passo come si è arrivati alle tecniche moderne.
Il passaggio al nastro analogico magnetico e l’importanza del mastering
La prima grande rivoluzione si iniziò ad avere con l’introduzione del microfono nello studio di registrazione intorno agli anni 20 del 1900 e poi con la registrazione non più direttamente su disco ma su un nastro magnetico analogico. Anche se gli interventi finali erano ancora limitati, si iniziò a comprendere l’importanza di poter intervenire sul master audio. Tra gli anni 50 e 70 si lavorava quindi con una serie di strumenti come i compressori e gli equalizzatori che potevano permettere di modificare la qualità del suono in modo da adattarlo ai dischi e alle successive musicassette. Il problema di questi elementi era la bassa dinamica non adatta a inglobare le differenti realtà del suono. Per questo dovevano essere compressi e adattati. Il mastering effettuato da un ingegnere del suono, da questo momento, acquisisce una valenza fondamentale dato che permette di modificare la qualità di un pezzo garantendone il successo nella futura vendita.
Il mastering per il vinile
Il supporto principe per il quale è diventato necessario un lavoro molto tecnico di mastering è il vinile. Infatti la registrazione di un master in vinile è un procedimento in base al quale attraverso una testina vengono incise nel disco base una serie di solchi che corrispondono all’intensità del suono. I limiti tecnici sono piuttosto restrittivi, sia in termini di durata, che di adattamento dello spettro. Ad esempio se il suono è troppo intenso, allora la testina non riuscirà a supportare le oscillazioni. Il procedimento prevede l’intervento anche invasivo al fine di creare una forma di equilibrio tra le differenti frequenze, alti e bassi, con una riduzione di dinamica controllata, delle code e inizio dei brani.
L’avvento dell’era digitale e l’importanza del mastering
A partire dagli anni 70 ad oggi con l’introduzione dei nuovi supporti come i cd e della registrazione digitale, il mastering diventa sempre di più una realtà indispensabile nel processo finale della produzione audio. Gli studi di registrazione si sono dovuti evolvere con la creazione di appositi luoghi con strumenti computerizzati e finalizzati a completare il miglioramento del suono.
Grazie al mastering non solo si potranno equilibrare le tracce, ma cambiare l’ordine delle stesse in modo da rendere un cd perfettamente armonico, intervenendo su una serie di difetti sonori che non sono stati rivelati nelle fasi precedenti, causati dal mix o dalla registrazione. Inoltre si crea una traccia audio di base che potrà essere adattata a tutte le tipologie di supporti che oggi sono presenti nel mondo del suono dagli ipod agli smartphone, dai cd ai servizi in streaming come Spotify AppleMusic.