Da sempre lo stato dell’arte delle tecnologie audio è una (se non LA) nostra passione. Incuriositi da chi sta sviluppando il futuro abbiamo fatto qualche domanda a Riccardo De Lucia, produttore musicale, ma anche Ingegnere informatico, che ha fatto della passione per la musica e le nuove tecnologie un lavoro.
Hai un percorso universitario e di esperienze ad alto livello, ci racconti qualcosa?
Nasce tutto dalla mia passione per la musica. A 11 anni ho scoperto la batteria, ed è stato amore a prima vista. Ho incominciato a suonare ed avuto esperienze in varie band musicali.. Ho iniziato ad approcciarmi al mondo della produzione audio, partendo con Reason e Ableton Live. Finite le superiori, ho cercato un percorso universitario di alta formazione che mi permettesse di approfondire le mie conoscenze in audio digitale. Mi sono perciò iscritto ad Ingegneria Informatica al Politecnico di Torino, specializzandomi poi in Multimedialità. Mentre studiavo per conto mio produzione audio e missaggio. Finita l’università ho avuto l’occasione di iniziare un dottorato di ricerca in audio presso il Politecnico di Milano, dove mi sono occupato principalmente di acustica degli strumenti musicali ed olografia acustica. Nel frattempo ho continuato a cimentarmi nella produzione audio, seguendo un percorso del tutto autonomo. Infine sono approdato in Acustica Audio.
Le tecnologie legate al machine learning e deep learning stanno cambiando il mondo ed entreranno presto anche negli studi di produzione e post-produzione musicale, ci racconti quali saranno i prossimi scenari secondo la tua esperienza?
Machine learning e deep learning sono strumenti potenti ed ormai alla portata dei calcolatori odierni. Il mondo della ricerca è pesantemente focalizzato sulle svariate applicazioni di queste tecnologie per risolvere automaticamente una vastissima gamma di problemi. Troviamo applicazioni dalla medicina, alla finanza, fino alla computer vision ed all’audio. In questo ultimo ambito, il MIR (music information retrieval) è una branca di ricerca che ha portato ad enormi risultati, dal riconoscimento del genere di un brano fino all’emotion recognition. Tutto ciò avvicina sempre di più le capacità delle macchina di interpretare l’informazione audio all’interpretazione di alto livello che ne diamo noi esseri umani, permettendole di sostituirsi (almeno in parte) a noi. Nonostante io veda ancora lontana la possibilità di sostituire le macchine agli esseri umani in questo ambito, sicuramente molto può essere fatto. Si pensi ad esempio alla possibilità di mixare brani tramite intelligenza artificiale. Un modello ben addestrato permette di eseguire un lavoro di mixing di buon livello, che può quindi dare all’utente inesperto un punto di partenza, accompagnandolo nella scelta delle azioni di mixing ed ‘insegnandoli’ come approcciarsi ad esso. Questo è sicuramente solo uno degli ambiti di applicazione, e nei prossimi anni ne vedremo sicuramente sempre di più interessanti ed avanzate.
Lavori per un’eccellenza italiana in fatto di software audio: Acustica Audio. Puoi raccontarci di cosa ti occupi e magari darci qualche rumors sulle nuove release?
In Acustica Audio mi sto occupando di sviluppo plugin, DSP e Deep Learning. Ci sono vari progetti in cantiere, ma sono tutti top secret. L’unica cosa che posso anticiparvi è che sarà un anno ricco di novità 😉
A proposito di carriera, spesso nel mondo dell’audio ci sono tanti percorsi e tante applicazioni possibili, mentre nella visione più comune l’audio è un settore poco considerato e a volte sottostimato, daresti qualche consiglio a chi vorrebbe intraprendere un percorso di sviluppo di nuove tecnologie del suono?
Se si parla di nuove tecnologie, la risposta è una sola: l’università. Se si vuole aspirare ad inventare il futuro non si può prescindere da questo aspetto. Un percorso di ingegneria è sicuramente il più consigliabile, soprattutto grazie alla forma mentis che si acquisisce durante il percorso universitario, e che aiuta ad approcciarsi poi al mondo del lavoro con un occhio all’innovazione e con strumenti di base molto potenti per poter iniziare il proprio percorso di formazione, che naturalmente non finisce (anzi direi che inizia) con la fine del percorso universitario.
Questo articolo é disponibile anche sul N. 4/2019 di Danceland